Poesie in inglese ricordano al lettore il vagabondare linguistico e fisico della poetessa. Un dialogo attraverso una lingua con la quale anche Pavese si era confrontato, ma anche l’esperienza di non sentirsi mai totalmente parte di, apolide suo malgrado.
L' inglese come codice intimo per arrivare a riappropriarsi completamente dell’italiano, che sopravvive non solo nella traduzione, ma anche nell’originale, come lingua di passaggio, quasi una lingua di controllo per domande sull’amore e su Dio.
Tu che mi percuoti di parole
acquetati: che la mia anima sale in silenzio
su per la sordida luna
poiché ciò che, infreddoliti, né io né te capiamo
è ben dire le nostre speranze, forse
è vero amore, disse la cornamusa
congelandosi. Mentre in lente volute le note parlavamo senza paura
io chiusi gli occhi e cantai lentamente, una stretta
nel pulsare di tutte le moltitudini